Canto infranto

29 aprile – 1 maggio 2014

Vorrei che il mio corpo fosse una scatola rossa
Gonfia, morbida, di velluto….
Chiudere il coperchio
E non vedere più niente
Carmela

Queste sono le parole di Carmela, le parole di una ragazza di 13 anni morta suicida dopo aver subito uno stupro.
Canto infranto è dedicato a lei, al suo sogno spezzato. Ma è anche un canto dedicato a tutte le donne e gli uomini, ai bambini e alle bambine che sono vittime di soprusi.
Spesso gli atti di violenza sessuale, ma anche di stalking, vengono buttati sulle prime pagine dei giornali a caratteri cubitali per poi disperdersi nell’omertà e nel silenzio. Nei silenzi dei tribunali e delle istituzioni.

Il silenzio copre anche la violenza più sottile, quella che molte donne vivono tutti i giorni. Il silenzio nasconde il machismo che non si riesce a contenere, quello che permette a tante persone di esercitare il proprio potere sull’altro.

La storia di Carmela è emblematica. È una storia di solitudine, di abbandono, di luoghi comuni e soprattutto di violenza. Una storia di ingiustizie. Una storia che non dovrebbe appartenere a una società civile, ma che invece, insieme a molte altre simili, sembra sia inevitabile.

Canto infranto vuole cercare di capire il perché non ci sia il modo di tutelarsi da tanta violenza, perché non ci sia una prevenzione, e perché di questo non se ne parli anche a scuola.
Un canto non tanto sulla brutalità dell’uomo, ma sull’esigenza del rispetto e dell’ascolto.
Il rispetto, come diritto di ogni essere umano.